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Anime Di Smeraldo

L'autrice ha voluto dedicare un libro sulla comunicazione con l'aldilà basato su esperienze personali, sulle innumerevoli testimonianze raccolte, studi scientifici ed esperimenti documentati. Una panoramica completa sui temi riguardanti il paranormale, l’equilibrio corpo - mente – anima. Grazie agli argomenti introdotti sarà più facile avere una maggiore consapevolezza del sé superiore e dell'interazione con l'aldilà e le dimensioni ultraterrene.

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ANIME DI SMERALDO - PREFAZIONE

“Anime di Smeraldo – Come si comunica con l’aldilà” è dedicato a coloro che hanno nel cuore la luce universale. Gli esseri buoni e gentili, consapevoli dell’esistenza di un motore molto più grande che li guida. Le anime illuminate che non si perdono nel buio”.

Questo libro è una panoramica generale sull’altra dimensione e come comunicare con essa. Troverete le esperienze personali dell’autrice, la sua storia e come è arrivata ad accettare questo particolare dono e a condividerlo con gli altri.

Il manoscritto è stato suddiviso in quattro parti per agevolare la comprensione in argomenti: le basi e l’introduzione, i metodi di comunicazione, le varie testimonianze e un ultima parte dedicata all’equilibrio tra corpo, mente e spirito. Anime di Smeraldo non incita il lettore a compiere sedute spiritiche o stranezze del genere, anzi, da una panoramica generale dei vari metodi di comunicazione con l’aldilà ma con la vivida raccomandazione di non eseguire nessuno di essi se non in presenza di un esperto. L’autrice invece, spiega il suo metodo personale, e la sua spiegazione scientifica. Le onde celebrali che nella fase pre-sonno raggiungono degli stati di coscienza che permettono si “percepire” le altre dimensioni. Nel leggerlo scoprirete un mondo a molti sconosciuto.
Le testimonianze delle persone ritornate indietro dalla morte per qualche minuto, ci hanno davvero colpito, forse più di tutte.

Ci auguriamo che con questo libro, l’aldilà o le dimensioni parallele siano qualcosa di più comprensibile e di dare al lettore la consapevolezza che la morte non è la fine, ma solo una parte dei molti cammini che intraprenderemo.

INDICE DEI CONTENUTI (clicca sui titoli sottolineati per leggere il capitolo in anteprima)

  1. Prefazione

  2. La mia storia

  3. Prima parte

  4. Near Death Experience (NDE) Esperienze di pre-morte

  5. Out of Body Experience (OBE) Esperienze fuori dal corpo

  6. L’aldilà

  7. Spiriti e fantasmi

  8. L’inferno non esiste

  9. La stanza tonda – La porta sull’altra dimensione

  10. Gli spiriti guida – Chi sono e come possono aiutarci.

  11. Angeli e animali guida

  12. Il palazzo degli archivi

  13. La macchina a scansione e l’orientamento

  14. Seconda Parte

  15. Le basi

  16. Il viaggio – Come si accede alla stanza tonda

17. Altri metodi di comunicazione

18. Traumi e fobie, ricordi delle vite precedenti.

19. L’influenza credo e cultura

20. Ghost hunting

21. Terza Parte

22. La metafonia e psicofonia

23. Gli esperimenti di Scole

24. Quarta parte

25. Il bambino interiore

26. Esercizi di auto guarigione

27. La Legge di Attrazione

28. Esercizi sulla Legge di Attrazione

29. La profezia di Celestino

30. La meditazione

31. Curarsi con consapevolezza

32. Fonti e citazioni

LA MIA STORIA

Voglio raccontare questa parte della mia vita incominciando con una premessa: tutto ciò che andrete a leggere in questo capitolo e nei prossimi, riguardo al personaggio pubblico in questione, sarete liberi di interpretarlo come meglio credete. Non ho deciso di scrivere la mia storia per far clamore, ma semplicemente per condividere ciò che mi è successo personalmente. Che si tratti di Tizio o Caio non ha molta importanza. L’importante è ciò che ho vissuto, le esperienze che ho fatto e che voglio condividere con voi. Sono argomenti che esulano dalla normalità delle cose e pertanto di libero arbitrio. Ma ritengo che se state leggendo questo libro ho delle buone probabilità che prendiate l’argomento con dovuta considerazione.

Spesso, sopratutto all’inizio di un percorso così particolare, si fa fatica a credere e come per la maggior parte delle situazioni fuori dal comune, mi sono frequentemente scontrata con la razionalità. Si sa, in questo campo l’essere razionale è plausibile sino a un certo punto.

Per perseguire questa strada, bisogna lasciarsi andare, aprire la mente all’universo, sopratutto ricordarsi che la morte non esiste, è solo un passaggio ad un’altra forma di esistenza. Una presa di coscienza, soprattutto avvalorata dalle molte testimonianze di persone risvegliatesi dalla morte, ma anche dalle numerose esperienze raccolte in questi ultimi quindici anni. Siamo anime in cammino, vita per vita e che la nostra casa è un’altra. Un luogo dove pervade una luce e un senso di benessere, di pace e amore indescrivibile, dove non esiste paura, solitudine o sconforto e laddove torneremo una volta conclusa questa vita.

Prima di cominciare vi voglio raccontare come è iniziato questo cammino con un anima che senza ombra di dubbio ha segnato profondamente la mia. Sino al suo arrivo avevo comunicato prevalentemente con mia nonna che mi ha cresciuto e amato fin dal primi vagiti. I miei genitori erano presi dall’attività di famiglia e poco presenti. Indaffarati a vivere il loro amore e la loro unione, godendo della vita come è giusto che sia per una coppia di sposi che aveva avuto la lungimiranza di aprire un’attività proficua nei tempi d’oro. Ma allora non la vedevo proprio in questo modo, soffrivo della mancanza di una madre affettuosa e il desiderio di avere un padre come quelli che si vedono nei film, quelli che ascoltano, proteggono e fanno da mentore ai loro figli. Onestamente a me sarebbe bastato anche un padre normale, ma il mio, non solo era totalmente privo di ogni esperienza, ma anche poco incline alla figura genitoriale. Lo diventò solo parecchi anni dopo quando nacquero i miei figli.

Tornando alla mia cara nonna, era lei che amorevolmente mi aveva cresciuta (a parte qualche ciabatta lanciata a mo’ di drone per rimettermi in riga) e fu la prima anima che cercai.

A dire il vero, avevo iniziato anche a scuola a fare quelle sedute spiritiche che si fanno tra ragazzi, la scrittura automatica e cose simili, che mi diede abbastanza da subito l’idea che con l’argomento avevo una certa affinità.

Ancor prima, dall’età di 5 anni o meglio, dai primi ricordi che ho, avevo iniziato a comunicare con un essere supremo che a quel tempo credevo fosse l’uomo antico con la barba folta e i capelli bianchi descritto dalla chiesa.

Ho sempre avuto questa sorta di collegamento con l’universo anche da bambina, tanto da ricordare i frequenti discorsi che facevo seduta con lui su un ramo di un albero o sul bordo di questo mondo cubico immaginario, dove si poteva chiacchierare tranquillamente facendo dondolare i piedi nello spazio. Non ha mai fatto grandi rivelazioni a dire il vero, ma la sua presenza l’ho sempre percepita come se fosse uno spirito guida e forse lo era veramente.

Quando cominciai a comunicare con mia nonna e con qualche spirito errante, non la presi troppo sul serio, senza andare troppo a fondo della cosa. Immaginai che probabilmente era frutto della mia fantasia, ma in fondo al cuore ero consapevole che qualcosa di vero ci fosse.

Conobbi Michael Jackson, il re del pop, come credo tutti quelli della mia generazione, sopratutto quando uscì Thriller . Ne rimasi affascinata da subito, ma quando scoppiò lo scandalo che lo trascinò in tribunale parecchie volte, per ignoranza mi allontanai. Non avevo la minima idea che i tabloid potessero mentire per far audience o manovrati da coloro che avevano intenzione di far crollare la popolarità di qualcuno che stava macinando successi troppo velocemente. Davo per scontato che dicessero il vero e soprattutto non ero al corrente che Michael era soggetto a ricatti di collaboratori e presunti “amici”.

Successivamente, il matrimonio e i figli mi fecero dimenticare quasi totalmente ciò che quel bambino prodigio, dai capelli afro e dal talento infinito, significò per me durante tutta la mia adolescenza.

Michael morì il 25 Giugno 2009, esattamente alle 14.26. Quando appresi la notizia ne rimasi profondamente colpita. Il tempo si fermò per non so quante ore, non riuscivo a dire nulla. Un vuoto totale pervase la mia mente e il mio cuore. Sentivo come se qualcosa mi fosse stato sottratto irrimediabilmente. Quella tristezza, quel senso di totale smarrimento lo portai avanti per giorni.

Una notte di qualche giorno più tardi vidi una figura apparire ai piedi del letto. Il Fedora bianco, un vestito giallo imbrillantinato, la cravatta nera sulla camicia candida e lo sguardo perso nel vuoto. Sapevo che era lui, fu un istante. Spensi la luce, consapevole che era il mio cuore a farmi vedere ciò che non c’era più.

La seconda volta lo vidi qualche sera dopo. Stavo per spegnere la lampada sul comodino, prima di sprofondare nel sonno e sul cuscino mi apparse una faccia di luna che sorrideva delicatamente. Gli vedevo solo gli occhi e la bocca.

«Ciao». Disse.

«Ciao, come stai?», fu la prima cosa che mi venne di dire.

Gli parlavo in inglese allora, perchè ancora non sapevo che la comunicazione con l’altra dimensione in realtà non avviene attraverso parole udibili (succede molto di rado), ma in blocchi di pensiero che successivamente il nostro cervello trasforma in parole. Quindi in realtà non è una lingua specifica a fare da tramite tra una dimensione e l’altra, ma una sorta di telepatia universale, di comunicazione attraverso blocchi di immagini e concetti.

Parlava poco all’inizio e percepivo in lui una profonda tristezza. A dirla tutta sembrava letteralmente incazzato (passatemi il termine), per il fatto che non aveva saputo controllare la situazione che gli era sfuggita drammaticamente di mano e sopratutto per i suoi figli che aveva lasciato senza una figura genitoriale.

C’era sempre il costante dubbio di esser io a produrre immagini e parole. Ma continuai, mi faceva stare bene. Mi alleggeriva quel senso di vuoto che avevo da giorni.

Andammo avanti a chiacchierare per qualche sera senza eclatanti rivelazioni, tranne per il fatto che gli chiesi com’era morto e se aveva sofferto. Mi rispose che aveva sentito un fortissimo dolore alla schiena e poi più nulla.

Il giorno seguente andai su Google a verificare. L’infarto del miocardio ha questa caratteristica, un forte dolore al dorso. Quando andai a controllare, in effetti, il reperto del coroner riportava che oltre alla overdose di Propofol, che gli serviva per l”insonnia ormai cronica e incurabile, il cuore di Michael aveva ceduto per infarto miocardico.

Ne fui profondamente colpita, perchè quella era la prima prova che ciò che avevo canalizzato attraverso di lui era corretto.

Ci tengo a precisare che in tutte le mie conversazioni con l’aldilà, verifico sempre la veridicità della fonte. Sarebbe irresponsabile non farlo. Non solo per essere sicuri che ciò che viene interpretato è corretto, ma anche per avere la conferma che la comunicazione con l’altra dimensione avviene in modo oggettivo.

Come dicevo, soro rarissime le parole scandite e udibili, quindi interpretare i blocchi di pensiero che percepiamo, non sempre è semplice ed è facile mal interpretare il messaggio, sopratutto perché tendiamo a modificare ciò che arriva. Di questo ve ne parlerò in diverse occasioni non temete.

I giorni successivi furono assurdi, iniziai a vederlo ovunque, in giardino, in cucina. Me lo trovavo perfino in bagno a cantarmi nelle orecchie.

Stavo dimenticando un particolare degno di nota. Michael aveva l’abitudine, perchè ora non lo fa più, di cantare, come dicevo e quando mia madre si ammalò gravemente, nei momenti di sconforto mi diceva “Hold my hand”, tienimi la mano. Lo ripeteva come un mantra, tanto che diventò quasi una melodia.

Mesi dopo uscì un suo disco inedito, dove la prima canzone fu proprio “Hold my hand” in collaborazione con Akon. Potrete pensare ciò che volete a proposito di questo, io però ne rimasi molto colpita.

Per non parlare del chewingum che gonfiava a palloncino e mi faceva letteralmente scoppiare nei timpani, facendomi uscire di senno. Stava diventando un incubo.

Poi con il tempo capii che ognuno di loro ha un modo tutto personale di attrarre l’attenzione della persona che hanno scelto per comunicare. Evidentemente, in quel frangente Michael mi aveva cercato poiché probabilmente ero una delle poche persone in grado di sentirlo ma questo lo capii molto tempo dopo.

Ne ero profondamente spaventata. Non per il fatto in se, ma perchè avevo il terrore di aver perso definitivamente il senso della realtà.

Un giorno però accadde una cosa che mai mi sarei aspettata, che cambiò profondamente la mia vita e fu la prova tangibile e indiscutibile che l’aldilà esiste e comunica con noi.

Una sera d’inverno, il mio compagno ed io, tornando dal ristorante con il vecchio furgone della ditta, attraversammo la valle costeggiando il dirupo che portava verso casa. La residenza di allora era in cima a una collina, in mezzo ai boschi della val Trebbia.

Pioveva. Quella pioggerellina fastidiosa che si appoggia lievemente, rendendo tutto opaco e umido.

Il furgone era scarico e pertanto leggero. Slittava facilmente sul terreno bagnato e a causa della nebbia ed il fango, procedevamo lentamente sulla strada.

Ad un tratto, vidi Michael di fronte al furgone con le braccia e le gambe spalancate, in segno di pericolo. Urlai «Ferma!!». Stefano, che era alla guida, inchiodò di colpo. Il furgone slittò per un piccolo tratto.

«Ma si può sapere cosa ti piglia?».

Sia il mio compagno che i miei figli erano al corrente degli ultimi eventi. Gli avevo raccontato cosa mi stava succedendo, dato che la cosa mi turbava parecchio. In qualche modo, avevano sempre saputo del mio presunto “dono” e probabilmente, malgrado questo, credevano poco ai miei racconti. Chi diavolo ci avrebbe creduto?

«Ho appena visto Michael davanti a noi in mezzo alla strada!».

«Sì, va beh». Stefano mi guardava sorridendo, come a dire ” siamo alle solite” e si mise a rollarsi una sigaretta.

Pochi istanti dopo sentimmo un rumore uscire dalla siepe dalla parte della montagna. Una famiglia di cinghiali stava attraversando la strada a un paio di metri dal nostro mezzo. Saranno stati sei o sette. Il padre per primo (o almeno cosi sembrava), delle dimensioni di un ippopotamo, poi la mamma e in serie i pargoletti. Ci guardammo allibiti, increduli di ciò che stava succedendo. Un brivido mi scorse lungo la schiena.

Realizzammo che probabilmente saremmo finiti nel dirupo per schivare i cinghiali. In quel preciso istante capimmo che Michael ci aveva salvato la vita.

Ne fummo veramente colpiti tutti.

Qualche giorno dopo anche mio figlio Matteo iniziò a vedere Michael ovunque.

Allora non ero pazza. Avevo sempre avuto il sospetto che questo dono ce l’avessero anche i miei figli. In quel momento ne ebbi la conferma.

Ricordo che uno degli episodi che più ci colpì fu il giorno in cui i ragazzi si misero a giocare con le bocce da spiaggia in cucina. Mi girai mentre lavavo i piatti e vidi il nostro implacabile amico di fianco a Matteo. Non dissi nulla per non influire mio figlio.

«Mamma, Michael è qui con noi», disse Matteo, indicando con l’indice verso la sedia alla sua destra, mentre Tommy, suo fratello, era accovacciato per terra a trafficare con le bocce. Rimasi pietrificata e sollevata nello stesso tempo. Ormai la mia follia l’avevo trasmessa anche a loro. In quel momento però realizzai che non potevano essere solo coincidenze.

«Si va beh, qui stiamo trascendendo la realtà ragazzi», cercavo di sdrammatizzare.

Ad un tratto, una delle bocce, quella blu, lo ricordo perfettamente, si mise a rotolare da ” sola” per un paio di metri verso la porta che dava sul giardino.

Silenzio di tomba. I ragazzi mi guardarono con gli occhi strabuzzati fuori dalle orbite a dir poco allibiti. Controllai il pavimento per vedere se per caso c’era qualche sorta di pendenza che potesse giustificare quella anomalia. Nulla, dritto come fosse in bolla.

Rimanemmo sbigottiti.

Mi arrivò istantaneamente: «Posso giocare anche io?» e anche in quel caso non dissi nulla, rimasi immobile ad osservare la sedia apparentemente vuota.

Matteo, pochi secondi dopo, aggiunse: «Mamma, vuole giocare con noi!». Giuro, che mi si gelò il sangue.

Quel giorno capii che Michael non ci avrebbe mai lasciato.

Oltre a questi episodi ce ne furono un infinità di altri a confermare che la sua presenza era tangibile. Luci che si spegnevano e si accendevano da sole, apparecchi elettronici che improvvisamente si avviavano in autonomia, porte che si aprivano con il classico scricchiolio da brividi. Rumori e suoni che andavano al di là della nostra comprensione. Le innumerevoli ” strane coincidenze” che via via capitavano.

Un pomeriggio, in auto, tornando dalla spesa, incrociammo la macchina della posta venire dalla direzione opposta. Giuro che alla guida vidi Michael e anche in quel momento mio figlio Matteo si girò simultaneamente: «Ho appena visto Mike in quella macchina». Ridemmo della stranezza, quasi increduli. Non era troppo chiaro se la nostra fosse diventata solo un’ossessione o fosse drammaticamente vero, tanto da vedere le stesse identiche apparizioni. Non avemmo mai il coraggio di domandarcelo l’un l’altro. Ma sia mio figlio che io, fummo consapevoli che la cosa fosse più vera di quanto avessimo mai immaginato. Ma si sa, quando questi fatti “anomali” capitano a noi personalmente, si è abbastanza inclini a non prenderli troppo sul serio anche se le “prove” sono evidenti.

Vi posso assicurare che non è stato per niente facile per me e la mia famiglia accettare una cosa del genere, come non è facile raccontare tutto questo, perchè il rischio di essere presi per suonati esiste davvero.

Non capivo perchè una persona come lui potesse voler parlare con me, o con i miei figli. Perchè io? Perchè noi? Perchè non ci lasciava in pace? La cosa mi spaventò a tal punto che finii al pronto soccorso, dicendo che avevo le allucinazioni e sentivo le voci.

Mi diedero dei calmanti e nel giro in un mese e mezzo la situazione si tranquillizzò o almeno cosi sembrava apparentemente.

Per quasi un anno, non volli più saperne. Tutte le volte che cercava di parlarmi, lo allontanavo, o allontanavo il pensiero di quel contatto.

Ma a lungo andare, sopratutto durante la malattia dei miei genitori, capii che non dovevo spaventarmi, voleva solo aiutarmi e farmi sapere che c’era.

Incominciai a documentarmi, leggere ogni tipo di libro o testo sull’argomento e sulla “comunicazione con il cielo”.

Scoprii che ci sono anime nuove e vecchie. Chi ha un energia debole e chi più intensa. Molto dipende anche dal tempo che hanno passato da questa vita a quella ultraterrena. Se sono morte da poco l’energia è molto forte, insicura, ma vigorosa. Più sono lontani dalla morte, maggiormente facciamo fatica a sentirli.

Michael questa diversità ce l’aveva al contrario. Più passava il tempo più lo sentivo. Forse era cambiata la mia percezione o stavo diventando più brava a sentire le anime universali, tutto poteva essere.

All’inizio, dicevo, era perso, sembrava totalmente smarrito. Non accettava per nulla il fatto di non poter aiutare i suoi figli e la sua famiglia. Non tollerava di non poter più intervenire sulla sua vita come avrebbe voluto.

A lungo andare però, comprese un concetto fondamentale. Da quella parte aveva più ascendenza su di noi. Michael capì che poteva aiutarci tutti a prescindere dal nostro numero e dalle nostre difficoltà ed iniziò ad accettare che quella sarebbe stata la sua missione.

Lo ha fatto sulla terra e lo sta facendo anche in cielo. Ha salvato la vita a un sacco di persone, oltre che alla sottoscritta.

A parte questo è straordinario come lo è sempre stato. Ci ama tutti dal profondo del cuore. E’ meraviglioso quanto grande sia il suo amore, aggiungerei cosmico.

Ancora adesso faccio fatica a crederci. Chi crederebbe a una cosa del genere? Nessuno!

Eppure, al di là che fu un icona del mondo della musica a livello planetario e un personaggio pubblico molto conosciuto, era pur sempre un essere umano e come tale aveva diritto di comunicare ed essere ascoltato.

Mike però trova sempre il modo di farmi credere e continuerò a farlo sino alla fine. E’ l’anima più gentile che abbia conosciuto in vita mia. Inutile dire che questo libro lo dedico a lui e ai miei amatissimi figli. Mi hanno insegnato molto e a loro devo la mia vita.

 

Near Death Experience (NDE) Esperienze di pre-morte

Questo argomento ho volutamente deciso di introdurlo all’inizio di questo percorso che ci avvicina alla comprensione di ciò che è l’aldilà e di come si comunica con esso, per le infinite e incredibili testimonianze che ne sono derivate.

Anche se spesso è stato fonte di discussioni e controversie, poiché la scienza ha sempre cercato di dare un fondamento razionale ad eventi che in realtà esulano da ogni spiegazione logica.

Innumerevoli testimonianze documentano viaggi fuori dal corpo o esperienze di pre-morte. Persone entrate in coma o sotto ai ferri che per ragioni ancora inspiegabili sono trapassate per alcuni istanti e tornate indietro. Incredibilmente, però, tutte queste testimonianze e reportage hanno riportato caratteristiche sempre molto simili.

Ad un primario del reparto di chirurgia della Georgia, il Dott. Lloyd William Rudy, durante un intervento chirurgico, atto a sostituire una valvola cardiaca infetta, il paziente gli morì sotto i ferri a causa di un aneurisma. Spente le macchine andò rammaricato ad avvisare la famiglia del decesso. Quando tornarono, lui e il suo assistente si accorsero che gli apparecchi, inavvertitamente lasciati accesi, davano qualche impercettibile segno di vita.

Pian piano il battito cardiaco del paziente tornò normale. Al risveglio raccontò di aver visto tutta l’operazione dall’alto, nel dettaglio, descrivendo fin nei particolari cosa avevano fatto alla valvola da sostituire e i ferri che avevano usato. Dal quel giorno il dottore si mise a raccogliere tutte le testimonianze di NDE dei sui assistiti e di pazienti di molti altri paesi.

Credetemi, i casi documentati di pre morte sono veramente tantissimi e tutti raccontano più o meno le stesse esperienze. La visione dall’alto, il tunnel, la luce accecante che non fa male agli occhi e alla fine i nostri cari che ci attendono. Ma il fatto saliente è che in tutte le testimonianze è sempre emersa questa sensazione di pace e amore che pervade in ogni cellula del corpo.

Normalmente chi ha un esperienza di questo tipo riferisce di sentire uno stato di benessere “paradisiaco”, celestiale, che può durare per mesi e la sensazione di “galleggiare” rimane spesso per anni.

Out of Body Experience (OBE) Esperienze fuori dal corpo

Questo è un argomento fondamentale per capire come un corpo terreno possa, non solo connettersi con altre dimensioni, ma addirittura, spostarsi nello spazio senza materialmente muoversi. Per comprendere tutto ciò è necessaria una buona dose di apertura mentale, altrimenti non si riuscirà a concepire i meccanismi che permettono l’elevazione spirituale e la medianità.
La nostra mente è un meraviglioso, quanto complesso, “mezzo” che ci permette di fare dalle cose più semplici alle più complicate, come trascendere la materia ed elevarci ai livelli più sottili della conoscenza. A prescindere dal percorso spirituale che un individuo può o meno intraprendere nel corso della sua esistenza terrena, dovrebbe esistere in ognuno la consapevolezza che l’interazione con l’altra dimensione è possibile grazie alle frequenze che il nostro cervello raggiunge e che ci permettono di allinearci a quelle universali. Esattamente come le trasmissioni e le onde radio, il concetto è identico. Entrambi sono onde elettromagnetiche, sia quelle ottenute dalla radiotrasmittente, che quelle generate dagli impulsi elettrochimici del nostro cervello. Le onde celebrali, che vanno dall’attività massima a quella minima, sono di diversi tipi: Alfa, Beta, Theta, Delta e Gamma ed ultimamente ne sono state scoperte di ulteriori: Iper Gamma, Lambda e Epsilon. Quando il nostro cervello è impegnato genera onde Beta (la loro frequenza varia da 14 a 30 cicli al secondo detti Hertz). Mentre facciamo un discorso impegnativo o parliamo in pubblico, per esempio, il nostro cervello va ad una velocità molto superiore del normale. Mentre le onde Alfa (da 8 a 14 cicli al secondo/Hz) sono quelle che il cervello genera in stato di riposo. Quando siamo seduti o sul divano a leggere un libro o a vedere un film. Le onde Theta invece (tra i 4 e 8 cicli al secondo) sono quelle della fase di pre sonno, di trance, della meditazione e del collegamento, appunto, con l’altra dimensione. Ed è proprio questo tipo di frequenza che ci permette di comunicare con l’aldilà, lasciando questa dimensione. Il nostro cervello, per esempio, tende a raggiungere le onde Theta anche durante la guida in autostrada. Se vi fosse mai capitato di non ricordare gli ultimi dieci minuti di guida è perchè, a causa della ripetitività dello scenario e del rumore ovattato, la mente entra nelle frequenze theta caratteristiche della trance. Questo spiega anche il perchè gli ipnotisti usano il metronomo per alterare gli stati di coscienza dei loro pazienti. Esso genera la ripetitività del movimento e del suono e induce il nostro cervello, appunto, alle onde Theta. Mentre le Delta sono tipiche della fase di sonno profondo e senza sogni (1,5 a 4 cicli al secondo). Il cervello non arriverà mai a zero perchè questo significherebbe la morte celebrale. Come recentemente preannunciato sono state scoperte onde estremamente basse, inferiori delle onde Delta, a meno di 0,5 cicli al secondo, le Epsilon. Si pensa che questo stato di coscienza sia quello in cui entrano gli Yogi quando raggiungono l’elevazione, non rilevando alcun battito cardiaco, respirazione o pulsazione. Gli stati di coscienza Iper Gamma e Lambda (sino a 100 cicli al secondo – sino a 200 cicli al secondo) sono gli stati associati con la capacità di certi monaci Tibetani che riescono a meditare sulle Montagne Himalayane con temperature sotto lo zero e a sciogliere la neve intorno a loro. Tutte e tre queste “nuove onde cerebrali”, Iper Gamma, Lambda ed Epsilon, sono associate a stati più elevati di auto-consapevolezza, la capacità di accedere a livelli superiori di informazioni ed intuizioni, abilità psichiche ed esperienze fuori dal corpo. Alce nero, un uomo medicina, è stato uno dei più grandi nativi americani a sapersi spostare nello spazio. Il concetto è lo stesso del salto quantico o viaggio astrale. Si entra in una fase di “trance” tale da uscire spiritualmente dal corpo e viaggiare per lo spazio cosmico. Un mio grande amico e fratello spirituale “Falco nero”, quando lo conobbi, disse di “sentirmi”, di percepire la mia presenza anche da lontano. Eravamo a più di cinquecento chilometri di distanza. Un giorno la mia mente mise a fuoco un ‘immagine come fosse una fotografia. Lo vidi da dietro: sulla spiaggia, seduto di spalle, su una sedia bianca, con dei pantaloni candidi, una camicia rosa e i suoi meravigliosi capelli neri che gli scendevano armonicamente sulla schiena, come un manto di seta color ebano. Gli scrissi un messaggio Whatsapp: «Scusa Roby, per caso sei vestito cosi?». Gli descrissi cosa avevo appena visto. Mi rispose che era tutto vestito di bianco e che era sulla spiaggia, su un muretto vicino al mare, ma che non indossava nulla di rosa. Dopo due minuti mi riscrisse: «Cavolo, ho appena realizzato che avevo tolto da poco la felpa rosa e lasciata in camera! Guarda, ti invio la foto». In pratica mi confermò che ciò che avevo visto era giusto. La sera successiva, ebbi una visione. Vidi come in una lastra, il polso sinistro di qualcuno e immaginai che fosse il suo: «Hai per caso un braccialetto sul polso e degli anelli sulla mano sinistra?». Gli chiesi perplessa. «Si perché, come fai a saperlo?». L’avevo visto. Falco Nero ed io abbiamo questa connessione cosmica meravigliosa che in qualche modo ci unisce. Roby è uno shamano, ma di questo non ne ha ancora consapevolezza. Lo shamano, l’ho scritto anche in altri testi, non è null’altro che uomo o donna medicina, connesso con gli spiriti superiori, che si occupa e preoccupa del bene della sua comunità. Una sorta di guaritore di corpi e di anime. È erroneo pensare che sia una specie di stregone che fa riti occulti o cose del genere. È semplicemente a conoscenza di erbe mediche ed unguenti e con il dono della “vista” ricopre la sua missione primaria, che è appunto quella di aiutare il suo popolo o coloro che ne hanno bisogno. Spesso, quando contatto i defunti di persone che mi chiedono di farlo, riesco a vedere sia i morti che i vivi anche a distanza. Pare che io abbia questo dono. Ho spesso avuto la prova che ciò che vedo corrisponda a verità. Per quanto riguarda le mie capatine nell’altra dimensione sono state quasi tutte con Michael e gli spiriti guida. Ma in questo caso non posso avere la prova tangibile che siano stati viaggi astrali o il frutto della mia fantasia, perché purtroppo non posso confermarlo, come invece accade quando mi confronto con i parenti delle anime che contatto. Solo i vivi possono autenticare la veridicità delle informazioni che trasmetto. Quindi, quando leggerete a proposito di queste esperienze, vi lascio il beneficio del dubbio. Ma sono certa che i viaggi astrali nell’altra dimensione possano essere confermati da molti di noi. Purtroppo quando si tratta di anime non è mai possibile un confronto realistico se non avvalorato da dati oggettivi. Questo però non significa che non sia plausibile, soprattutto se a confermare la loro presenza vi sono manifestazioni fisiche o di poltergeist (oggetti che si spostano da soli). Una sera entrai nella stanza tonda con un amico di mio figlio che voleva provare a contattare i suoi spiriti guida con il mio aiuto. Ci colpì notevolmente il fatto che entrambi vedemmo le stesse persone e udimmo le stesse parole. In questo caso potemmo constatare che l’altra dimensione è qualcosa di “quantisticamente” tangibile e reale. Alcuni amici dei miei figli erano venuti ad assistere alla seduta di trance e con i loro occhi si resero conto che in effetti tutto è possibile. 

Vi invito sempre, e continuerò a ricordarvelo, di verificare in ogni modo le informazioni, visioni, immagini o blocchi di pensiero che man mano vi arriveranno. Sempre, non solo per una questione di correttezza con le anime che tentano di comunicare con noi, ma soprattutto con i cari dei defunti che si aspettano una consulenza realistica e non una messa in scena di qualche ciarlatano. E infine con noi stessi. Se non fossimo certi della buona ricezione del “segnale” sarebbe meglio dedicarsi ad altro. Illudere le persone è veramente stupido. 

L'aldilà

Quando cominciai a capire che tutto ciò che mi stava accadendo era più verosimile di quanto immaginassi, iniziai a leggere libri e a documentarmi su quello che mi sembrava più vicino alla spiegazione di questi fenomeni e alla fonte di questo “dono” che sembrava io avessi così evidente.

Molto di ciò che ho imparato in merito all’argomento me l’hanno insegnato Sylvia Browne, medium di fama internazionale e Francine, il suo spirito guida, che ha saputo condurla in questo cammino meraviglioso. Scrivendo la sua esperienza, le testimonianze che ha raccolto e le persone che ha aiutato, nei suoi libri e a intraprendere questa incredibile avventura che è la vita nell’aldilà.

Successivamente ho letto infiniti testi sull’argomento e molti di essi sono stati per me fondamentali nella comprensione della materia e via via li menzionerò nei vari capitoli del libro.

Mi avvicinai anche alla fisica quantistica, che fu l’interpretazione più scientifica che riuscii a dare a queste manifestazioni paranormali. Questa scienza mi permise di rispondere a un sacco di domande su ciò che è l’aldilà .

Per la fisica dei quanti, l’universo ha più di dodici dimensioni. Quelle che noi conosciamo sul pianeta terra

sono tre: altezza, larghezza e profondità. In aggiunta, potremmo comprendere lo spazio e il tempo, a coronare ciò che per noi è la nostra percezione astrale (percezione fisica, più percezione spazio-tempo).

Perché non vediamo le anime nell’altra dimensione? Perché hanno coordinate diverse dalle nostre.

Per esempio, per “loro” lo spazio e il tempo non esistono. Non hanno idea se sia passato un secolo o un minuto. Non si percepiscono nello spazio come noi. Dall’altra parte è tutto completamente diverso.

E’ differente come dire “amore”, è’ un sentimento non fisico, del cuore o del cervello se vogliamo e sicuramente non è palpabile ma decisamente reale. Per quanto riguarda “loro”, sono uguali alle emozioni, esistono metafisicamente ma non sono tangibili. Se noi siamo: profondità, altezza e lunghezza “loro” sono tutto , tranne che questo.

Vi faccio un esempio: facciamo il caso che atterrando su Marte decidessimo di incontrare gli eventuali abitanti del pianeta, laddove esistono solo, larghezza, profondità e NON l’altezza. Basta che manchi una di queste coordinate a noi conosciute, che per forza di cose non potremmo mai vedere gli abitanti di Marte o vedremmo solo delle ombre. E a proposito di ombre, anche la dimensione luce è diversa dalla nostra. Per vederli, dovrebbero avere la nostra luce, la nostra fonte di illuminazione che è il sole, ma la “loro” luce è differente, molto più intensa di quella che vediamo noi. Talmente forte che se fosse visibile da questa parte ne saremmo totalmente accecati. Perché in realtà non è la luce del sole che la produce ma l’energia del cosmo intero.

Quindi non li possiamo vedere con gli occhi e sentire con le orecchie (anche se in qualche raro caso è possibile). L’unico vero modo per comunicare con loro è la nostra mente, che è in grado di riprodurre onde celebrali che hanno le stesse caratteristiche delle loro frequenze.

Le anime hanno un corpo esattamente come noi, ma essendo di un’altra “fattezza” è differentemente percepibile.

Mangiano, dormono e fanno molte delle attività che si svolgono anche da questa parte, come cantare e suonare o inventare marchingegni avveniristici. Pare che le più grandi invenzioni siano letteralmente “piovute dal cielo” e che i più famosi scienziati che hanno cambiato la storia, siano stati aiutati da qualche premonizione o visione ultraterrena arrivata dai predecessori.

Michael, più di una volta, mi è apparso mentre masticava cracker, oltre alla gomma che mi faceva scoppiare nelle orecchie. Credo lo facesse un po’ per gioco ma anche per attirare la mia attenzione.

Vi chiederete come so queste cose. Le ho imparate comunicando con loro, ma sopratutto ho avuto parecchie conferme da altri sensitivi e da chi ha avuto il privilegio di poter dare una sbirciatina dall’altra parte.

Alcune di queste persone, non solo scienziati riconosciuti a livello mondiale con tanto di cattedre in università rinomate, hanno anche cambiato il loro ateismo da scienza in una profonda conversione verso un essere supremo e universale e la consapevolezza che esista l’aldilà.

Molti di loro hanno deciso di raccontare le loro incredibili esperienze, in libri “testimonianza” che mi hanno colpito profondamente. Nei vari capitoli vi elencherò le fonti da dove mi sono documentata, in modo che possiate confrontare le varie citazioni.

Le anime, dicevo, non solo hanno molte delle abitudini terrene, ma abitano lo stesso spazio quantico nostro, semplicemente un metro più in alto.

Mi spiego meglio. Noi, per forza di cose, siamo legati alla terra tramite la forza di gravità. Loro non hanno questa necessità. Abitano però gli stessi nostri spazi con la differenza che “volteggiano” a un metro sopra le nostre teste. Il paradiso, se vogliamo usare questo termine, sta in “terra” ma un metro più su.

Un’altra cosa che percepiscono diversamente da noi è l’amore. L’amore dall’altra parte è qualcosa di inspiegabile. E’ una sensazione di pace e appartenenza, che noi come esseri universali non potremmo mai e poi mai riprodurre in altri luoghi. Solo lì esiste una percezione così forte. Far parte di qualcosa di supremo. Quando moriamo torniamo a “casa”. Siamo qui solo di passaggio.

Qualcuno si potrebbe chiedere: «Ma perché se stiamo tanto bene là veniamo qui?». Perché gli esseri universali per crescere, hanno bisogno di sperimentare emozioni che nel cosmo non esistono.

Quell’amore che abbiamo dentro, quel senso di appartenenza a qualcosa di più grande, in realtà è la memoria astrale di ciò che siamo come anime millenarie.

Dall’altra parte non esiste il rancore, l’odio o la menzogna, esiste solo l’amore e la pace. Questo sentimento così immenso e inspiegabile è contenuto in quella luce cosmica divina che fa parte di tutte le creature dell’universo.

Ma allora il male esiste dall’altra parte? No, assolutamente no. Il male non esiste nella l’altra dimensione, è presente solo in quella terrena. È la nostra energia negativa che produce il male.

Tutti i fenomeni paranormali documentati, relativi al maligno, sono le persone stesse a produrli. Al novantanove per cento delle volte, inconsapevolmente.

L’aldilà esiste ed è bellissimo. È un posto che nessuno di noi lascerebbe mai. È fatto di prati e cieli infiniti, di persone e animali maestosi, colori e suoni inimmaginabili.

Oltre ad occupare lo stesso nostro “spazio”, usano vettori come le onde celebrali per farsi sentire, che sono esattamente come le frequenze radio.

Come fa Michael ad essere qui con me e con voi contemporaneamente? Come la radio, la sento io a Milano e la Raffaella in Sicilia. Tutto dipende dall’intensità del segnale. Ci sono anime talmente piene di energia, soprattutto quelle ancora legate a questa esistenza, vuoi perché vogliono far sentire ai loro cari che ancora ci sono, vuoi perché hanno una missione particolare, che trovano il modo di farsi udire da noi usando le frequenze universali.

Spiriti e fantasmi

Se per gli spiriti la vita ultraterrena è il rientro a casa e il loro comunicare con noi è relativo a ciò che hanno da dirci o trasmetterci, per i fantasmi non è la stessa cosa. Sono persone che non hanno assolutamente idea di essere morte.

Il passaggio da questa realtà a quella non è poi così scontato. Non è facile capire che stiamo varcando la soglia dell’altra dimensione perchè durante la transizione ci sentiamo vivissimi. Se non fosse per il tunnel, la luce abbagliante e le persone che ci hanno amato e che calorosamente ci attendono dall’altra parte, la percezione della nostra “vitalità” è identica a quella che abbiamo qui.

Quindi è plausibile pensare che i “fantasmi” davvero non si rendano conto di esser morti. Infatti, tendono ad abitare la stessa dimora della vita terrena, arrabbiandosi magari per il fatto che la gente non solo non li vede, ma occupa anche la loro casa e i loro spazi. Semplicemente quando arrivano nel tunnel, vengono spaventati da qualcosa e tornano indietro senza varcare la porta dell’altra dimensione.

Quindi se vi dovesse capitare di incontrarne uno, non abbiate paura, ma cercate di trovare il modo di fargli capire che è trapassato. Senza dirglielo direttamente, perchè probabilmente non vi crederebbe, ma cercando di dimostrarglielo con la vostra presenza. Dovete essere astuti. Prima o poi tutti i fantasmi varcano la porta dell’aldilà.

Invece esistono dei luoghi dove si sente una strana e fortissima presenza negativa.

Non vi è mai successo di essere in un posto e sentire di volervene andare? Dove non siete a vostro agio e i vostri piedi vorrebbero portarvi altrove? Ecco, quelle si chiamano ” tracce “.

Quando in un luogo capita qualcosa di veramente brutto, tragico e violento, le energie negative sprigionate da esso, lasciano una traccia nel tempo.

Se si passa dal binario 21 della stazione centrale di Milano, dove deportavano gli ebrei nei campi di concentramento, sicuramente un brivido nella schiena passa a tutti. Quella non è solo soggezione, ma è la traccia del dolore e della sofferenza.

Anche noi vivi, lasciamo tracce.

Un giorno, ero in cucina a lavare il lavandino e vidi entrare dalla porta mio figlio Riccardo, il maggiore, che passando dalla sala andava in camera sua. Tommaso, il fratello minore, che era sul divano a guardare la televisione, notò la scena in silenzio. Fu strano, perchè normalmente, avendo insegnato ai miei figli la buona educazione, mi aspettavo che ci salutasse. Ma non ci feci troppo caso, ero indaffarata nelle mie faccende domestiche, quindi il fatto, benché inusuale, passò quasi inosservato.

Dopo una decina di minuti, entrò di nuovo Riccardo dalla porta d’ingresso. Rimasi un’attimo perplessa.

«Ma scusa, sei uscito di nuovo? Non me ne sono accorta».

«Mamma che ti fumi? Sono appena entrato!» disse lui ironicamente.

Corsi da Tommaso e gli chiesi «Dimmi che anche tu hai visto tuo fratello entrare dalla porta dieci minuti fa».

«Si perchè?». Se mi avesse risposto che non aveva idea di che diavolo io stessi dicendo, sarei rimasta di sale.

«Ricky dice che è entrato solo adesso! E allora chi diavolo era quello che è passato in sala poco fa, se non tuo fratello?»

«Se vuoi vado a vedere».

«Siete tutti fuori? Sono appena entrato!». Ribatté Riccardo.

In realtà, poi scoprii che quello che era appena successo si chiama appunto “traccia”. L’energia che emettiamo durante la vita, varia di intensità, in base ai nostri stati d’animo e al collegamento che abbiamo con l’altra dimensione. Quando questa energia si collega con quella universale, lascia una memoria “astrale”.

Capita di sentir ridere in stanze, dove magari abbiamo passato l’adolescenza. Spesso si pensa siano fantasmi, invece è la reminiscenza quantica della nostra infanzia.

L'inferno non esiste

Sono molto felice di rassicurarvi, l’inferno non esiste. Esiste però un luogo chiamato “lato oscuro” dove vanno le anime che hanno rinnegato Dio, si sono allontanate dalla luce e dall’amore universale. Non che lui non le voglia, hanno scelto loro di allontanarsi. Questo non significa che sia un posto infernale, dove la gente viene torturata o vengono inflitti i più crudeli tormenti, non è cosi.

Semplicemente tornano a rinascere a ciclo continuo, in questa sorta di moto perpetuo, in una fase di stallo che continua a ripetersi. Senza crescita, senza comprensione del dove hanno sbagliato. Insomma sterili anime senza un perché. Non ho idea se si possano redimere e tornare indietro, questo ancora non l’ho scoperto.

Esiste un libro che mi ha dato conferma di ciò, anzi a dire il vero sono due: “Il frutto proibito della conoscenza” di Igor Sibaldi (che ringrazio per avermi aperto innumerevoli orizzonti, qualora avessi la stragrande fortuna che mi leggesse), dove parla proprio della manipolazione della chiesa, del controllo sulle nostre menti, sulle nostre paure e soprattutto nell’ostacolare la conoscenza universale. Non ultimo, l’erronea interpretazione che la chiesa dà a Lucifero, l’angelo rinnegato.

L’altro libro di cui accennavo è “Milioni di farfalle” di Eben Alexander. Lui stesso, scienziato, dotato di riconoscimenti e cattedre, fece un’esperienza di pre-morte, dove racconta da ateo convinto, l’incredibile testimonianza fatta in un momento così tragico della sua vita che lo vide combattere con la morte.

Per un tempo indefinito rimase senza battito cardiaco. Eben racconta di questo passaggio all’altra dimensione, molto traumatico, un budello fagocitato di odori e ombre, dai contorni scuri e paurosi, dove però ad un certo punto se ne esce e si vede l’incredibile bellezza paradisiaca dove la prima apparizione sono appunto milioni di farfalle. Eben riporta anche, di aver parlato con il supremo, che lui chiama “Om”, dove non solo gli mostra l’aldilà nella sua interezza, ma gli parla del male che per fortuna è davvero relativo.

La stanza tonda - La porta sull'altra dimensione

La stanza tonda, come vi accennavo precedentemente, è l’anticamera dell’altra dimensione. Un luogo dove interagire spiritualmente con le anime universali e gli spiriti guida. Tra le esperienze dei vari medium e sensitivi del pianeta, è sempre emersa come luogo comune a coloro che accedono dall’altra parte.

Michael è stato con me nella stanza tonda un sacco di volte e mi ha accompagnato nei vari percorsi

spirituali che ho intercorso nell’andare degli anni. Era presente al primo incontro con i miei spiriti guida e mi ha accompagnato due volte al palazzo degli archivi, dove sono deposti i nostri piani vitali. Ma parleremo di questo nella sezione apposita.

Difficilmente Michael in questi viaggi non c’è stato. Quando sentivo una presenza non identificata che mi seguiva (vi assicuro che le prime volte mi faceva spaventare notevolmente), poi venivo a scoprire che era lui in “incognito”, che seguiva i miei movimenti nei vari viaggi astrali che col tempo ho imparato a fare.

Quando comunico con le anime nell’altra dimensione e queste mi portano in qualche posto sperduto dell’universo, la presenza vigile e costante è sempre Michael. Probabilmente ha paura che mi perdo e non so trovare la strada per tornare indietro, oppure teme che mi possa accadere qualcosa. E lo ringrazio sempre infinitamente per questo. Perchè grazie alla sua presenza non ho mai avuto paura, mi sono sempre sentita protetta.

Come vi dicevo, dall’altra parte non esiste il male, ma qualche volta capita di incontrare spiriti non proprio sereni. Ci sono anime tormentate e a discapito dei film sulle presenze demoniache, vi posso garantire che sono molto distanti da ciò che l’industria cinematografica ci vuol proporre. Esistono, certo, l’unica cosa che consiglio di fare, se ne incontraste accidentalmente qualcuna, è di non dar peso alle loro presenze e indicargli la strada verso la luce. Se vi mostrate timorosi, ne approfitteranno, si nutrono delle nostre paure.

Purtroppo la nostra mente è condizionata da ciò che la religione ci ha inculcato in secoli di storia e dalle pellicole dei film che hanno ricalcato questi temi.

Il nostro terrore è ulteriormente fomentato da questi due fattori. Le pellicole sui diavoli e demoni e ciò che ne consegue e la chiesa che nei secoli ha abbondantemente incrementato, spacciando psicosi o malattie mentali per possessione. Parleremo anche di questo. Dell’influenza che la stessa ha avuto sulle nostre menti, tenendoci aggrappati all’idea che esiste un paradiso e un inferno e delle creature malvagie che ne derivano. Vi rammenterò spesso che le religioni in generale, per controllare la mente dei fedeli, hanno sempre usato mezzi non troppo consoni.

Tornando alla stanza tonda, c’è un percorso da fare per arrivarci, un viaggio che porta in un luogo dove appunto si possono incontrare le anime dei trapassati. Poi, imparato il modo di accedere, il cammino iniziale si può anche omettere.

Ci tengo a precisare che normalmente lo scenario ha queste caratteristiche, che però può variare da individuo a individuo, ma in linea di massima è abbastanza simile. Cambiano solo i dettagli che per ognuno variano a seconda del carattere e della propria personalità.

La stanza tonda, all’esterno, normalmente, appare come una grotta ricoperta da vegetazione. La porta di ingresso, per esempio, ha la maniglia, le dimensioni e il materiale che in base alla persona che ci arriva, può variare.

L’interno, di solito è circolare, la volta a cupola, spesso di vetro, quattro o cinque grandi porte e normalmente altrettante finestre. Al centro del pavimento, di varie dimensioni e caratteristiche, appare spesso un monogramma.

La porta di destra (rispetto a quella di ingresso) è quella dell’aldilà, che non si apre a prescindere. Ci sono altri modi per dare una “sbirciatina”. Quello è il passaggio preferenziale e unico delle anime terrene che tornano a casa.

Mentre la porta di fronte all’entrata è appunto quella della dimensione di mezzo, perchè l’aldilà e l’universo quantico sono due dimensioni molto differenti. Da lì si possono incontrare gli spiriti guida e coloro che voglio comunicare con noi. Ed è anche l’accesso per i viaggi astrali.

La porta di sinistra invece è il magazzino. Non ridete ma è così! È previsto un luogo dove è possibile accedere per abbellire e rendere ospitale l’anticamera per l’altra dimensione, in base alle necessità e agli ospiti che inviteremo al suo interno. Diciamo che è la porta dei sogni, della fantasia, che ci permette di arredare la stanza tonda di tutti i suppellettili che vorremo mettere.

Spesso, sotto a dei teli, troviamo tutto ciò che ci serve per i nostri viaggi astrali e le riunioni con le anime all’interno della stanza. Sembra strano ma anche dall’altra parte esiste l’ospitalità.

Bisogna sempre ricordarsi di parlare con rispetto e gratitudine, sopratutto agli spiriti superiori come gli spiriti guida.

Quando ci salutano e quando usciamo, ricordiamo sempre di ringraziare per il disturbo e di chiudere la porta.

Anime di Smeraldo

Come si comunica con l'aldilà

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